Applicazioni di Tecnica Cranio-Sacrale (CST) in pediatria.
Esperienze mediche di CST come metodo complementare.
Passi da gigante sono stati svolti nelle applicazioni della Terapia Cranio Sacrale (CST) in pediatria, soprattutto in neonatologia e sui neonati prematuri, tanto che adesso alla U.O.C. – Unità Operativa Complessa – del reparto pediatrico all’Ospedale di Polistena, in provincia di Reggio Calabria, come anche in tutta la regione, le applicazioni di CST a livello ambulatoriale potranno essere richieste nella struttura attraverso il ticket del servizio sanitario.
Per avere maggiori informazioni sull’attività della CST pediatrica sui neonati prematuri e sulle figure professionali sanitarie che la applicano, potete visionare in questo sito la sezione “RICERCA SCIENTIFICA E PUBBLICAZIONI”.
Segue la trascrizione della relazione e, a fine pagina, la presentazione del PowerPoint proposto al Convegno dal Dott. Andrea Fagnani – Medico Cirurgo, Pediatra, Neonatologo.
Non possiamo parlare di cranio-sacrale senza ricordare che Andrew Still più di un secolo fa ha definito una nuova tecnica di terapia manuale, ovvero l’osteopatia. La storia dell’osteopatia è proseguita e si è voluta grazie alle intuizioni di Sutherland negli anni ‘30 fino ad arrivare a John Upledger che, durante un intervento neuro-chirurgico, rilevò questo ritmo cranio-sacrale.
Quando parliamo di caratteristiche del neonato e del bambino, dobbiamo ricordare innanzitutto che non sono dei piccoli adulti, che hanno aspetti anatomici, neuro-fisiologici, psicologici differenti e questo li rende dei pazienti particolari.
Le differenze si possono valutare sin dalla nascita, in quanto il neonato presenta una struttura cranica in evoluzione, non ancora ossificata e questo rende la percezione cranio-sacrale molto difficile.
Si dice che il sistema di energia intrinseca del neonato è forse minore dell’adulto, ma ciò è discutibile, e mancano le cosiddette leve, ovvero le ossa craniche, per percepire il movimento come avviene nell’adulto e quindi il movimento è più sottile.
Quando si ha a che fare con un bambino bisogna parlare e verificare un’anamnesi familiare per vedere se ci sono problemi di patologia, come sono stati la gravidanza e il parto, e, se il bambino è più grande, com’è stato il suo sviluppo.
Bisogna osservare bene il bambino nel suo insieme: la scatola cranica, per verificare eventuali asimmetrie, il tronco, per eventuali problemi di torsione, contrattura e posture non corrette, il bacino o gli arti, per asimmetrie delle pieghe, e il palato è importante perché la valutazione del riflesso di suzione può dare delle indicazioni importanti sulla forza del bambino.
Sutherland definisce la “lesione” come “un disequilibrio delle tensioni legamentose per il corpo e delle tensioni membranose per il cranio”.
Noi valutiamo l’elasticità delle fibre che costituiscono le membrane della dura madre, tessuto connettivo che accompagna il liquido prodotto a livello dei plessi coroidei lungo tutto il percorso fino al sacco, si collega ogni tanto in alcune parti e questo fa sì che le alterazioni si ripercuotano su tutte le parti del corpo.
La malleabilità intraossea è legata all’evoluzione che avviene prima dell’ossificazione e quindi un problema che nasce mentre il cranio non è ancora ossificato può strutturarsi e portare problemi anche nella vita più adulta del bambino.
La mobilità delle diverse strutture, le une in rapporto alle altre, devono naturalmente essere corrette.
Qualsiasi modifica di queste risposte costituisce una lesione cranio-sacrale.
A proposito di lesioni, queste sono definite “fisiologiche” quando le restrizioni dovute a un certo tipo di sollecitazione permette comunque ancora un movimento entro i limiti della norma; le lesioni “traumatiche” sono riscontrabili nel bambino più grande, in seguito a cadute soprattutto, mentre nel neonato, sia nella parte intrauterina sia nella parte di espulsione; per quanto riguarda le lesioni “ossee” la perdita della mobilità delle fibre tessutarie non ancora ossificate può generare una lesione a lungo raggio; per quanto concerne le “pseudo-lesioni” sappiamo che una qualsiasi parte in cui si struttura una lesione o una restrizione può verificarsi con un problema a distanza.
Non dobbiamo dimenticare che la gravidanza è un momento importante e che un particolare stress in questa fase può alterare il rapporto madre-nascituro, non solo dal punto di vista fisico ma anche da quello psicologico.
Per quanto riguarda i meccanismi di produzione delle lesioni possiamo dividerle nella vita fetale in un utero patologico, ovvero un utero più piccolo, malformato, un disequilibrio del bacino materno – sappiamo che esistono gli stretti superiori e inferiori del bacino che permettono il normale passaggio del neonato –, di cui quello più frequente è legato alla statura della madre, che porta al taglio cesareo. La gravidanza gemellare per esempio è una situazione in cui quasi sempre si assiste alla prevaricazione da parte di un neonato sul fratello, che toglie spazio e dà sollecitazione.
Le contrazioni premature possono portare a un aborto, a una minaccia di parto prematuro e creano i presupposti per un’asfissia intrauterina e quindi a problemi che possono sfociare in una paralisi cerebrale.
Parlare di “impegno precoce” significa che il neonato, impegnandosi precocemente, viene sollecitato prima, soprattutto nella parte craniale e inizia già una modifica.
Se pensiamo alla nascita, il cranio fetale subisce già un modellamento importante durante questo passaggio.
La discesa, secondo i canoni, dovrebbe prevedere una torsione e l’espulsione dovrebbero essere cefalica, avvenire con la parte occipitale, mentre molte volte i bambini escono di faccia, di spalla.
Abbiamo parlato del problema di comunicazione con i bambini: è importante entrare in uno stato di empatia con loro, mettersi in loro ascolto, perché il bambino ha bisogno di essere rassicurato, quindi l’ambiente deve essere confortevole e caldo.
L’operatore deve assumere delle posizioni adatte per poter trovare punti di appoggio (un braccio, le ginocchia, il lettino o il materassino) a seconda della situazione.
Bisogna seguire costantemente i movimenti del bambino.
Si è parlato di creatività e di arte e in questo senso bisogna adattarsi ai movimenti del neonato, che, diversamente dall’adulto che può stare fermo a lungo, ha i suoi tempi, i quali vanno rispettati; bisogna fermarsi se il neonato manifesta dei disagi e se possibile non perdere il contatto, essenziale per il discorso della comunicazione. L’importante è credere nelle proprie possibilità: se è difficile sentire nell’adulto, qui è quasi impossibile e bisogna perciò credere molto in ciò che si sta facendo.
Una volta ultimato il processo di osservazione per trovare eventuali problemi – attraverso delle tecniche che vengono qui elencate con una rapida carrellata –, la valutazione della mobilità della base cranica avviene ponendo il mignolo sul palato – non nel neonato che ne è privo, per cui si cercano altre zone – per cercare di capire se il ritmo cranio-sacrale è in equilibrio.
Molte volte un parto traumatico può causare un’iperestensione del capo.
La parte occipito-cervicale è di notevole importanza: i corni occipitali sono in una posizione molto particolare, su ossa non ancora ossificate e vanno facilmente incontro a delle alterazioni. In questo caso ci si può servire delle mani, ponendole una sull’occipite e l’altra sulla parte fronto-sfenoidale.
Chi è abituato a vedere nascere i bambini sa che alle volte si vedono dei crani assolutamente alterati, lunghi e di tutte le forme. Il rimodellamento del cranio, se fatto subito e, come viene consigliato, con piccole pressioni e per lungo tempo può dare dei buoni risultati. Si può per esempio rimodellare sul parietale e sull’occipitale, ma anche sul sacro se ci sono alterazioni di posizione.
Nel disimpegno del foro occipitale si parla sempre di un cranio non ossificato che può avere alterazioni anche di forma. Dal foro occipitale passano strutture vascolari e nervose importantissime e quindi bisogna assolutamente riequilibrare la situazione.
Un altro problema può essere rappresentato dalla compressione della parte del mascellare rispetto alla parte del frontale e dell’occipitale per il passaggio durante l’espulsione: in questo caso bisogna quindi operare uno stiramento mascellare e occipitale ricreando una situazione di normalità tra le parti.
Sono solo alcuni esempi di disequilibri cranio-sacrali nel bambino, ma sono solo delle indicazioni, poiché ogni operatore ha una sua sensibilità e non si può dire, se c’è un problema di deglutizione, di andare a vedere il nervo cranico.
Qui di seguito facciamo solo un esempio specifico, tenendo però conto che in effetti il più delle volte nei problemi di deglutizione sono stati trovati problemi a livello del glosso-faringeo e del vago, nelle nuresi le lesioni dell’iliaco e del sacro ecc.
L’imbuto xifoideo è una lesione che non si trova molto di frequente, ma quando nasce un bambino con un buco in mezzo ci troviamo di fronte ad un caso di lesione intraossea, le famose strutture membranose che devono ancora ossificarsi, un problema risolvibile con un modellamento.
L’insonnia cela problemi di tensioni cranio-sacrali e restrizioni al sincronismo dei tre diaframmi, quindi è un problema più generale.
Obiettivo della tecnica cranio sacrale è di aiutare la persona a prendere coscienza di se stessa e dei suoi problemi, facendo sì che il corpo-mente possa raggiungere la guarigione.
Noi ci poniamo come aiutanti per raggiungere l’eventuale guarigione.
Anche il neonato, il lattante e il bambino quindi possono essere aiutati perché sono dei sistemi energetici.
Mi sono posto, nel 2000, il problema dell’obiettivo dei prematuri, ovvero bambini di 450/1500g, neonati particolari in quanto hanno interrotto la loro maturazione intrauterina fisiologica.
Questi neonati manifestano paura, dolore e hanno patologie particolari: possono andare incontro all’intubazione perché non riescono a respirare da soli, a problemi gastroenterologici perché hanno un intestino immaturo e soggetto a infezioni e malformazioni, e molte volte i volontari della “Città degli angeli”, a Vicenza, si trovano in difficoltà perché non esistono punti di repere e la zona fronto-occipitale è aperta, e quindi non sanno dove mettere le mani.
A Vicenza ci si è posti delle domande:
– Esiste un ritmo cranio-sacrale nei prematuri?
– Quali tecniche possiamo applicare?
– I risultati sono apprezzabili?
– Qual è il loro futuro?
A ogni domanda è stata data una risposta.
Il ritmo c’è, è sottile, di circa 15/18 al minuto, quando un’età pediatrica, anche secondo un lavoro di Upledger si attesta tra i 10/14, anche 8/16.
Ricordo però che i prematuri sono già neonati con problemi, perché la prematurità di per sé è già una patologia.
Il ritmo però cambia nel corso delle settimane, rallentando fino a tornare alla media normale dell’età pediatrica quando il neonato viene dimesso.
Il ritmo di riduce di molto se il neonato prematuro è in una situazione patologica di tipo metabolico (sepsi o infezione del sangue), mentre per problemi respiratori e gastrointestinali sembra che il ritmo rimanga sui livelli di 15/18 al minuto.
Le limitazioni sono legate alle particolarità del bambino: si cerca di non toccarlo e di dargli solo energia nel momento in cui sappiamo che il movimento o il lamento del bambino può disturbarlo fino a ripercuotersi sul circolo cerebrale provocando delle emorragie.
Pratichiamo un protocollo di norma in questi casi, ma ogni operatore poi lavora con la sua sensibilità; credo tuttavia che si possa applicare di tutto perché i diaframmi, i “V spread” su punti di Vaso Concezione (che ripercorrono un po’ le posizioni del chakra), il palato, l’equilibrio cranio-sacrale, lo stillpoint.
Non ci sono limitazioni qui, tranne quella dettata dalla situazione del neonato prematuro.
Quando si parla di risultati possiamo dire che dal 2000 a oggi ormai i volontari hanno trattato centinaia di neonati.
I genitori, a cui si chiedeva se volevano che i neonati fossero trattati, sono sempre di più a dire sì e mentre prima si notava la differenza di risultato tra un prematuro e l’altro perché non molti erano trattati, ora non si nota neanche più questa differenza.
I neonati dimostrano una grandissima resistenza, per cui, tornando al primo punto, alla luce di tutto questo, avrei dei dubbi sul fatto che il sistema energetico del neonato possa essere considerato considerato minore rispetto a quello dell’adulto, dato che i neonati dimostrano una forza eccezionale se si considera il volume ridotto.
Nel recupero post-chirurgico con post-intubazione per problemi gastrointestinali, abbiamo notato che nella fase della pre-dimissione l’aumento del peso, che comunque è assolutamente necessaria per lasciare l’ospedale, raggiunge i 30 grammi, quando la media è di 10/15 grammi al giorno.
La dimissione in questi casi può quindi essere anticipata di una settimana.
Per le patologie specifiche abbiamo avuto la sensazione, verificata comunque nel tempo, di un miglioramento nella fase di intubazione, soprattutto nei bambini broncodisplasici, ovvero i bambini prematuri con particolari problemi respiratori, ossigenodipendenti, che, normalmente estubati dopo 28/30 giorni di norma, riescono invece ad essere estubati una settimana prima. Sicuramente questo è un ottimo risultato.
Per quanto riguarda altre patologie, come une NEC, ovvero una necrosi dell’intestino, il trattamento stabilizzava a tal punto la patologia che il bambino non aveva bisogno di essere sottoposto a una terapia chirurgica adeguata al problema.
Nei bambini con idrocefalo derivato, cerchiamo ancora di non intervenire lavorando moltissimo nel momento in cui il sistema è chiuso. L’emorragia provoca la chiusura dei vari “buchini” che permettono il drenaggio.
Quando c’è invece la derivazione, si può iniziare il trattamento e nei casi trattati si è dimostrata una normalizzazione dell’attività e un’assenza di sonnolenza, ovvero il primo segno di ipertensione endocranica.
I prematuri sono soggetti ad alto rischio, possono presentare problemi a breve e a lungo termine; soprattutto il bambino prematuro che cresce ha tendenza a somatizzare e questo si ripercuote sul piano socio-relazionale.
Da qui la necessità di aiutarli da subito.
Il paziente pediatrico è un paziente particolare, e la tecnica cranio-sacrale può quindi incontrare delle difficoltà per le caratteristiche intrinseche del soggetto, soprattutto se prematuro, ma l’energia sottile non conosce confini e l’operatore in questi casi ha la possibilità di mettersi alla prova e gioire per le sensazioni date da questa esperienza.
Devo ringraziare a questo proposito i miei volontari della “Città degli angeli”, rappresentati qui da N. Fabris, e ringrazio tutti voi per l’attenzione.
https://www.accademiacraniosacrale.it/uploads/CST_IN_NEONATOLOGIA.pdfPer visualizzare il PowerPoint proposto dal Dott. Fagnani, aprite il link: CST NEL NEONATO PREMATURO