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Volontariato di CST al Centro Disabilità a Cuneo

Applicazioni nella disabilità e nella Sindrome di Down.

Tirocinio in Volontariato per l’Associazione Upledger Italia (Upledger Italia – Accademia Cranio Sacrale),
svoltosi da giugno a ottobre 2017, presso il Centro Diurno Disabilità San Lazzaro – Cervignasco, Saluzzo (CN) per la Cooperativa Proposta 80.

Relazione della Facilitatrice Barbara Manferdini.

PREMESSA

La Tecnica Cranio-Sacrale (CST) viene usata molto spesso come aiuto al miglioramento generale dell’omeostasi della persona.

I terapisti e gli operatori che si occupano delle persone disabili, possono dare loro supporto e beneficio attraverso le applicazioni costanti di CST.

Alcune applicazioni di CST possono anche essere effettuate dai famigliari della persona che manifesta sintomatologie, sindromi, disabilità o problemi con un decorso a medio e lungo termine.

Ai famigliari possono essere insegnate, attraverso gli appositi corsi introduttivi di 1 giorno, alcune delle tecniche di base utili nei trattamenti quotidiani di supporto ai loro cari.

Anche attraverso iniziative spontanee, come quella descritta qui di seguito, si può portare a conoscenza della CST sia i parenti delle persone che manifestano disabilità sia tutte le perone che quotidianamente se ne prendono cura nei centri e nelle strutture che li ospitano.

Ovviamente, lo scopo ultimo è portare maggior benessere agli ospiti della struttura e, come logica conseguenza, anche a chi li accudisce.

Il Tirocinio in regime di volontariato che si è svolto in provincia di Cuneo, presso il Centro Diurno Disabilità San Lazzaro – Fraz. Cervignasco, Saluzzo, è stato appunto il frutto di un’iniziativa spontanea di Barbara Manferdini, Facilitatrice Cranio-Sacrale.

Qui di seguito la sua relazione e le casistiche trattate.

RELAZIONE DELL’ATTIVITÀ

Innanzi tutto occorre considerare le peculiarità della Tecnica Cranio-Sacrale (CST), che è una tecnica manuale non invasiva, che si avvale di un tocco con modalità di ascolto e supporto, intenzione e rispetto.

Il Facilitatore (terapista / operatore) nell’applicare la CST segue le direzioni che, attraverso il tocco leggero, il corpo può trasmettere creando così un dialogo profondo e sottile, utile per andare oltre ai linguaggi verbali o logico-mentali, soprattutto quando questi vengono meno come nella disabilità.

Gli ospiti del Centro Diurno Disabilità San Lazzaro in cui è stata proposta ed applicata la CST, sono disabili che vanno dai 12 ai 45 anni, affetti principalmente da Cerebropatia, Sindrome di Down, Encefalopatia, Tetraparesi spastica e Microcefalia.

Le famiglie che hanno aderito al progetto sono state in tutto 6.

I trattamenti sono stati in tutto 56 su 12 appuntamenti.

Inizialmente ho dovuto aspettare alcuni documenti, altre volte alcune persone erano assenti …, ma la media è stata comunque soddisfacente!

Ogni persona riceve il trattamento in modo diverso, spesso arrivando ad un punto massimo di ricezione oltre il quale il trattamento sarebbe “inutile”.

Se i miei trattamenti al lettino su persone senza handicap sono solitamente di un’ora (o poco più) quelli di questo tirocinio duravano dai 10 ai 45 minuti.

Singolarmente, dopo le prime volte, ho visto generalmente una diminuzione della durata perché conoscevo meglio la persona e ciascuno poneva meno resistenza presentando subito le necessità.

Ho rispettato le loro volontà quando mi allontanavano le mani oppure quando, invitandoli al trattamento, lo rifiutavano: ho sempre creduto che i comportamenti e il loro modo di comunicare ne sapessero più della logica, dei miei protocolli o regole.

E quest’esperienza mi ha dato la possibilità di ottenere queste conferme perché, potendo andare oltre gli schemi delle persone considerate “normali”, ho potuto meglio osservare una smorfia, un sospiro, un vocalizzo… dei segni fisici nel momento in cui le mie mani in tutt’altra parte del corpo stavano rilasciando una tensione. Così come l’allontanamento o il rifiuto del trattamento coincidevano con quello che anche il loro corpo mi diceva.

Solo con i bambini piccoli si possono avere, a volte, questi risultati.

E, cosa più importante, il dialogo profondo con ciascuno di loro è stato come il dialogo che si può ottenere con le persone “normodotate”. Anche se gli ospiti del Centro non sanno esprimere, parlare, muoversi, vivere come la maggior parte delle persone, non significa che dentro il loro corpo non ci sia un’intelligenza che sa e capisce.

I trattamenti si sono svolti sulla carrozzina, sul letto, camminando, a terra sui cuscini, in piedi o sulla sedia … mi sono adattata alle necessità senza che il trattamento ne perdesse, anzi … proprio perché non sono stata io a decidere, non ho attivato eventuali meccanismi di difesa, che possono creare resistenze e mancanza di fiducia profonda.

Vado ora a scrivere di ogni singolo caso cercando di descrivere sia qualcosa della tecnica, sia le emozioni (anche le più semplici) che hanno accompagnato il lavoro.

I CINQUE CASI TRATTATI

Elettra

Con Elettra ho potuto lavorare 12 volte su 12.

Sindrome di Down, anni 43.

Deambula con l’aiuto di un accompagnatore, incontinente.

Il padre di Elettra mi racconta che alla nascita la bambina era sottopeso e per questo fu messa per circa due mesi in incubatrice (senza che ancora le fosse diagnosticata la Sindrome di Down) causandole danni irreversibili alle cornee che ancora oggi le compromettono il campo visivo.

Non parla se non con poche e semplici parole.

  • Al primo trattamento, ad ogni tentativo di contatto fisico della mia mano, in qualsiasi parte del suo corpo, soprattutto se ero frontalmente, lei mi mandava via. Senza farmi mai sentire la sua voce mi abbracciava, baciava e poi respingeva. Ho iniziato stando molto in ascolto e a distanza, limitandomi alle tecniche del dondolio e pompage, lavorando quindi solo cranio, colonna e sacro.
  • Dal secondo trattamento iniziò a vocalizzare per arrivare poi ad alcune parole, ho iniziato a fare delle direzioni di energiasul braccio destro molto tremolante, la caviglia destra e la terza e quarta volta arrivai a trattare lo sfenoide, l’ATMe feci il lavoro in boccacon l’intenzione stando a pochi centimetri fuori dalle labbra Iniziò ad abbracciarmi, baciarmi e non respingermi più … anzi pretendeva anche un bacio da me.
  • Dal quinto trattamento ho iniziato a notare il braccio destro molto più fermo. Al termine di questo trattamento faticava ad alzarsi dalla sedia come se fosse quasi addormentata Dato che con il Cranio Sacrale ci può essere permesso un contatto profondo con il “medico interiore” mi sono lasciata accompagnare da Elettra fino al punto più profondo nell’addome visualizzando le prime sue cellule dopo il concepimento nella pancia della mamma, quando nella formazione del DNA ci fu la terza copia del cromosoma 21. In quel momento Elettra pronunciò: “Mamma, la mia mamma”.
  • Continuo per altre 4 sedute con il V-spreadsu questo pezzo di DNA proprio per andare sull’origine della sua diagnosi della Sindrome di Down, immaginando poi questa luce guaritrice che raggiungeva ogni sua cellula. Oltre ad averla vista addormentata sulla sedia dopo un paio di trattamenti, anche gli operatori mi hanno riferito che nei pomeriggi del trattamento chiedeva di andare a dormire, cosa che abitualmente non faceva.
  • Verso gli ultimi trattamenti la direzione fasciale mi ha portato sugli organi interni in particolare Milza, Fegato, Polmoni (più il sx), Cuore e Colon.

Nota del medico curante alle data del 12/10/17:
È stato rilevato un miglioramento nell’interazione verbale, un atteggiamento generale più tranquillo e sereno, gradualmente si è osservata una maggior capacità di socializzazione.

Nota post colloquio con il papà al termine dei trattamenti:
il genitore mi ha confermato un miglioramento generale della salute informandomi che Elettra ha acquisito maggiore indipendenza, cosa confermata anche dal personale del Centro.
Ad esempio al pomeriggio se faceva un pisolino al risveglio invece di chiamare qualcuno scendeva da sola e arrivava in cucina.
Il papà mi ha ance riferito che ha iniziato a “cantare” e “parla” di più.

Davide

Con Davide sono riuscita a portare a “termine” il lavoro 9 volte su 12.

Encefalopatia epillettogena con innesto psicotico, anni 35.

Deambula da solo, richiede spesso attenzioni, soggetto con diversi tic nervosi.

Ciò che ha caratterizzato i trattamenti con Davide sono stati i primi secondi in cui ci vedevamo al Centro.

Dopo il primo trattamento entrava, mi prendeva per mano e portava nella stanza dove si trovava il letto su cui avvenivano i trattamenti.

Prima del soggiorno estivo (6° trattamento) non l’ho trattato per primo perché dovevo dare priorità ad un’altra persona che sarebbe uscita nella mattinata e quando toccò a lui rifiutò il trattamento.

Al ritorno dalla pausa estiva nuovamente non riuscii a trattarlo: mi portava con forza in diverse stanze e mi lasciava lì.

La volta successiva entrò al Centro e mi prese per mano, non risposi subito alla sua richiesta perché stavo parlando con la Responsabile … e nuovamente fece molta resistenza a farsi trattare.

Mi chiesi per settimane cosa fosse capitato e finalmente capii che il problema stava nell’accoglierlo così.

Dalla volta successiva, quando entrò e mi prese per mano io lo seguii. Si sedette sul lettino e portò la mia mano direttamente sulla sua testa.

Negli ultimi due trattamenti facemmo pace e riuscimmo a concludere con in programma.

Per le prime volte dovevo iniziare con un massaggio ai piedi, era l’unico modo per riuscire a rendere interessante quello che facevo e mantenerlo in sintonia con me.

Poi sono passata a tenere una mano sui piedi e con l’altra facevo un ascolto e Still Point sul Cranio, finché non ci fu più bisogno di iniziare dai piedi.

  • Al primo trattamento riuscii a trattare direttamente lo sfenoidebloccato in flessione e torsione e al termine aveva l’occhio dx arrossato. Dal secondo trattamento è stato difficile mantenerlo in una posizione fermo abbastanza perché potessi ultimare altri importanti rilasci; ha una forte tensione intracranica meningea sia come dura madre membranosa che come falce.
  • Dopo il primo trattamento migliorò ma con il tempo (anche a causa delle vicissitudini di cui sopra) ricominciai a sentire una compressione tra sfenoide ed etmoide. Spesso in posizione di dondolio sentivo una trazione convergente verso il centro della colonna.
  • A metà del ciclo di trattamenti riuscii a ultimare un rilascio di una cisti energeticache dall’altezza della D6 limitava la gamba dx poi nei trattamenti successivi riuscii nella trazione del tubo duralee nel rilascio di diverse cisti in zona inguinale e come ultimo trattamento anche Stomaco, Colon e Polmone Sx.
  • Nell’ultimo trattamento inoltre abbiamo lavorato una tensione interna collegata a D9 e palato+vomere, Davide ha vibrato/tremato durante il rilascio per poi lasciarsi cadere quasi su di me. Personalmente notavo a termine del trattamento l’espressione e lo sguardo più rilassati.

Nota del medico curante alle data del 19/10/17:
In questo periodo non si sono manifestate problematiche particolari pertanto si può dare un giudizio positivo al trattamento.

Nota post colloquio con la mamma:
il genitore mi ha riferito che il periodo dei trattamenti è stato un periodo sereno di Davide, anche durante un trekking con i cavalli l’hanno visto attivo, meno pauroso e disposto a fare attività nuove. Inoltre mi ha raccontato che tempo fa aveva problemi relazionali con la nipotina di due anni: si cercavano ma lui non riusciva a sostenere un’interazione. Invece ultimamente è riuscito a tenerla in braccio e giocare con lei.

Simone

Con Simone ho potuto lavorare 9 volte su 12.

Braccio corto cromosoma 18 Tetraparesi spastica, encefalopatia epilettogena.

Anni 33 Usa la carrozzina, se in piedi deve essere sostenuto.

Non deglutisce, non mangia da solo

  • Il primo trattamento con Simone è stato lungo e approfondito: abbiamo lavorato a terra sui cuscini e si è accovacciato su di me, inizialmente accettando poco il tocco ma man mano lasciandosi andare, appunto fino a coricarsi su di me. Riuscimmo a fare tutto il protocollo 10 passi compreso di lavoro in bocca(sempre con intenzione con la mia mano – nelle posizioni corrette appoggiata tra il naso e le labbra).
  • La seconda seduta si è svolta sul letto, dove però non amava stare, ma abbiamo comunque ultimato il protocollo, zigomie sfenoidelesione in estensione.
  • La terza seduta è stata una seduta quasi di “pausa” dove, chiedendo al ritmo, ci siamo limitati ad un ascolto con relativo dondolioper incrementare l’ampiezza e la qualità de ritmo.
  • La quarta seduta è iniziata a terra ed è terminata sulla carrozzina, Simone è un po’ insofferente, lavoro con direzione d’energiasulla mano dx spastica ascoltando diversi polsi terapeutici e rilascio di calore e lavoro il diaframma pelvico.
  • La quinta volta ho lavorato nuovamente a terra sui cuscini, siamo scesi abbastanza in profondità utilizzando un V-Spreadsulla C3 e ascoltando il suo medico interiore che richiedeva una direzione d’energia sui reni (sede della paura) in un punto preciso dove ho poi visto mancare (proprio solo nella zona dove avevo posizionato le mani) i peli. Prima della fine della seduta ha voluto alzarsi, fare alcuni passi accompagnato per poi tornare a coricarsi.
  • Fino alla settima seduta abbiamo continuato bene, lavorando sulla colonna e trovando le maggiori restrizioni e tensioni in zona dorsale (D2 / D8 D9), facendo mascellae palatini.
  • All’ottava seduta non accettò il trattamento: chiedendo specificamente al ritmo la risposta era no, dubitai (forse anche per timore di come spiegarlo agli operatori) e mi misi comunque in ascolto del ritmo sulle ginocchia. Ebbe una crisi di ipertono durata pochi secondi, mi fece capire che proprio non voleva essere toccato.
  • Nella nona seduta provai ancora a stare in ascolto ma quando dall’ascolto la fascia iniziava un movimento lui scuoteva la testa allontanando le mie mani.
  • La decima seduta e stata l’ultima occasione; il suo atteggiamento era nuovamente di resistenza; ne parlai con gli operatori indicando l’ultima data in cui ero riuscita a lavorare per capire se fosse cambiato qualcosa in generale da quel momento, nel mentre Simone volle alzarsi. Lo accompagnammo a fare due passi nel corridoio e accettò che anch’io prendessi una mano, gli vennero fatti i complimenti dall’operatore perché camminava bene … allora capii e lo ringraziai, non aveva bisogno di me in quel momento, così lui tornò a coricarsi e sorrise. Personalmente credo abbia ridotto la salivazione e la frequenza dell’apertura e chiusura bocca con relativo sbattere dei denti.

Nota del medico curante alle data del 18/10/17:
Miglioramento nella deambulazione assistita.

Nota post colloquio con la mamma:
il genitore conferma un miglioramento soprattutto della deambulazione. Mi ha riferito che un tempo faticava ad accompagnarlo ora è sufficiente “tenerlo per la camicia” e il ragazzo cammina bene.

Sara

I trattamenti con Sara sono stati solamente 6 su 12, ma li ricorderò sicuramente per la dolcezza che li ha accompagnati.

Encefalite Erpetica con Epilessia, anni 27.

Deambula da sola, durante il periodo dei trattamenti si è rotta un piede.

Non ama particolarmente il tocco a contatto se è sveglia.

  • La prima volta abbiamo iniziato il lavoro e non volendo che toccassi la pancia sono passata al cranio, liberando lo sfenoidecon lesione in estensione. Stando in ascolto sui parietali ho sentito la tensione fasciale tirare in un punto preciso del cranio, con l’invio dell’energiaha avuto un rilascio di calore importante e a fine seduta era addormentata.
  • La seconda volta lavorammo nuovamente sui cuscini, si addormentò subito e ricordo che quando la chiamarono per mangiare non voleva alzarsi. In questa seduta riuscii a fare il Protocollo(esclusi i diaframmi) e il lavoro in bocca(esterno con intenzione) la mascella non scorreva a destra e i palatini erano piuttosto difficili. Come tecniche in generale ha chiesto anche Pompage, Still Point e Dondolio. Lavorando il cranio la tensione mi ha portata nelle prime sedute in una zona sull’emisfero sinistro (profonda) che al quarto trattamento ha avuto un buon rilascio scendendo, attraverso la nuca, nella colonna.
  • Le ultime due volte trattandola sul letto e con il gesso è stata quasi sempre sveglia e il trattamento è durato molto meno.
  • L’ultima volta la tensione cerebrale è stata localizzata invece a destra a fianco della sutura sagittale quasi in superficie verso il parietale. Non so se l’encefalite abbia danneggiato un’area precisa, però il suo sistema cranio sacrale ha chiesto il trattamento in due posti specifici.

Nota del medico curante alle data del 16/10/17:
Risultato modestamente positivo con aumento del rilassamento soggettivo.

Nota post colloquio con la mamma:
Il genitore sapeva che i trattamenti non sono stati continui.
Conferma comunque di averla avvertita più rilassata i giorni del trattamento.

Chiara

Con Chiara ho lavorato 10 volte su 12.

Microcefalia, anni 28.

Deambula da sola trascinando leggermente le gambe, da qualche anno è stata operata per l’asportazione dell’occhio destro.

L’angolino in cui si corica solitamente è stato il posto prediletto per i trattamenti.

  • La prima volta ha fatto un po’ di resistenza al tocco, soprattutto a livello cranico, poi ha accettato meglio lasciandosi trattare senza difficoltà. È una ragazza con molta voglia di dialogare, al pirmo trattamento mi guardò e mi chiese “mi aiuti?”
  • Circa a metà del percorso durante la tecnica del dondoliosi svegliò e mi disse “cos’è che fai..? mi piace! Un giorno, di cui faccio esperienza, ho dato molto seguito a tutte le domande che mi stava facendo (principalmente le piace dare nomi agli animali) portandola però in sovra eccitazione verbale da non riuscire ad ultimare il trattamento perché non stava più ferma. Inizialmente abbiamo lavorato di più la parte cranica (sfenoide), l’ATM, il tubo durale e la bocca(lesione scorrimento sx della mascella, estensione del vomere e palatino destro difficile).
  • Verso la fine del percorso, in una seduta, siamo passate attraverso le tensioni fasciali, sulla parte renale e urogenitale, per poi concentrarci sul bacino e le gambe, in particolar modo fianco sx (su cui sta molto appoggiata). Credo che la priorità attuale attraverso il cranio sacrale sia la parte deambulatoria, personalmente mi pare cammini meno “saltellante”.

Nota del medico curante alle data del 12/10/17:
E’ stato rilevato che globalmente Chiara sembra più rilassata, attenuato qualche comportamento più aggressivo (è stata però anche modificata la terapia farmacologica).

Nota post colloquio con la mamma:
la mamma mi riferisce di aver visto Chiara meno nervosa e vorrebbe continaure portandomi la ragazza in Studio.