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La proposta del progetto “Tocco Compassionevole”

Un progetto creato dal Dott. John E. Upledger per le scuole, per prevenire il bullismo con un “tocco gentile”.

Immagine di: Gregory Crawford, tratta dal libro:

I Can Show You I Care – Compassionate Touch for Children; autrice: Susan Cotta;
editore: North Atlantic Books – Berkeley, California;
edizione del: 2018.

Margaret Atwood scrive:
Il tocco viene prima della vista, prima della parola. È il primo linguaggio e l’ultimo e racconta sempre la verità.”

PREMESSA

Il fenomeno del bullismo nelle scuole era stato evidenziato dalle istituzioni americane già negli anni ’80. purtroppo ora è fortemente presente anche in Italia, soprattutto può diffondersi attraverso i social (cyberbullismo), in cui vengono proposte immagini e frasi che incitano alla violenza fisica e verbale.

L’Upledger propone un progetto per le scuole, per poter prevenire e trasformare il gesto violento in un gesto/atteggiamento accogliente e non invasivo. Il Tocco Compassionevole (Compassionate Touch) è un protocollo di CST dedicato a bambini e insegnanti delle scuole primarie e dell’infanzia.

Il progetto è stato sviluppato in America dal Dott. Upledger, per i bambini delle scuole, per poterli istruire ad essere meno aggressivi e per stimolare le persone che si prendono cura dell’educazione dei bambini, compresi famigliari, ad incoraggiare comportamenti costruttivi che contrastino l’aggressività e il bullismo, in ogni sua forma.

Nella nostra società, altamente tecnologica, per molti ragazzi è difficile riuscire ad instaurare quelle relazioni interpersonali tra coetanei, quei rapporti sociali basati sull’amicizia e sullo scambio alla pari che, un tempo, caratterizzavano la quotidianità di ogni bambino.

Prima della rapidissima diffusione dei mezzi di comunicazione tecnologici e del dilagare di giochi e forme di intrattenimento elettronici, i ragazzi avevano effettivamente molte più occasioni di stare insieme e sviluppare così non solo l’abilità di relazionare, ma anche l’autostima. Allo stesso tempo, poteva crescere e svilupparsi, nei ragazzi, anche quel sentimento naturale di compassione e rispetto per tutti gli altri esseri viventi (inclusi gli esseri umani) che oggi sembra dimenticato.

CONDIVIDENDO LA STESSA PASSIONE

È stato osservato come i neonati e i lattanti sembrino avere una capacità di “compassione”, intesa come capacità di avvertire e condividere la sofferenza altrui, fin dal momento della nascita. E’ noto, infatti, che neonati e bambini molto piccoli avvertono immediatamente la sofferenza o il disagio delle persone che si avvicinano loro e la esprimono piangendo a loro volta, “per simpatia”.

Il significato di “Compassione” è infatti: il sentimento di partecipazione sentita e sofferta per dolore e stati d’animo connessi ad una persona. I sinonimi di “Compassionevole” sono: pietoso, comprensivo, indulgente, caritatevole, misericordioso, benigno.

Questa capacità istintiva di “sentire” il dolore altrui merita di essere coltivata; tutti ne abbiamo bisogno e, per esserne capaci, è necessario ritrovare la gioia spontanea e disinteressata degli abbracci, delle carezze, la capacità di donare conforto attraverso un gesto fisico che esprima bontà, affetto, compassione; riscoprire un modo di relazionarsi agli altri che privilegi l’aspetto umano.

Sono la bontà e la compassione che ci permettono di immedesimarci, in un certo senso, in quello che può provare una persona quando è vittima di una violenza. La compassione è dunque un antidoto alla violenza.

Se consideriamo, infatti, le manifestazioni di violenza e aggressività come inversamente proporzionali alla presenza di un sentimento di empatia e compassione, allora sentire il desiderio di portare conforto a chi sta soffrendo, oppure essere aperti all’aiuto altrui quando ci si trova in momento difficile o doloroso, dovrebbe ridurre l’istinto di ricorrere alla violenza e all’aggressività.

Inoltre, quando si sa di poter essere validamente di aiuto agli altri, ci si sente maggiormente considerati e di conseguenza aumentano l’autostima e la fiducia in se stessi.

I bambini a cui è stato insegnato il Compassionate Touch e che sono stati incoraggiati a metterlo in pratica proficuamente, si sentono utili al prossimo e sviluppano al contempo un maggior senso di appartenenza alla comunità sociale e migliori relazioni interpersonali, sono meno inclini a comportamenti disturbanti ed è più facile che dimostrino invece un approccio socialmente corretto.

Se ai bambini, che frequentano le scuole primarie e dell’infanzia, si insegnasse ad essere d’aiuto a chi soffre, il loro modo di vedere la vita e di considerare se stessi sarebbe senz’altro più positivo, migliorando così anche la loro capacità di relazionarsi con il prossimo. Un buon livello di autostima e rapporti sociali soddisfacenti sono, ad esempio, inversamente proporzionali all’insorgere di tendenze suicide e alla disperazione.

PRINCIPALI OBIETTIVI DEL PROGETTO

  1. Aumentare, già dall’infanzia/fanciullezza, i comportamenti positivi degli individui:
    • bontà
    • aiuto disinteressato
    • condivisione
    • sollecitudine
    • responsabilità
    • gentilezza
    • empatia
    • indipendenza.
  2. Diminuire i comportamenti negativi e disturbanti:
    • egocentrismo
    • aggressività
    • problemi caratteriali
    • disturbi dell’attenzione
    • iperattività.
  3. Migliorare in generale
    • l’autostima
    • la coscienza del proprio valore
    • l’immagine di se stessi.
  4. Migliorare il rendimento scolastico.

STORIA DEL PROGETTO

L’esperienza americana.

Nella convinzione che al dilagare della violenza si possa porre uno stop, la Fondazione Upledger (Upledger Foundation), nel 1997 ha avviato un primo studio sull’applicazione del Compassionate Touch tra i bambini, al fine di valutare principalmente se un approccio positivo e intenzionalmente carico di buoni sentimenti fosse in grado di aumentare gli atteggiamenti socialmente corretti e diminuire, al contempo, i comportamenti disturbanti.

I risultati di questo primo studio sono stati eclatanti e sono serviti da sprone per il Progetto New Glarus che, grazie alla Fondazione Upledger, nell’anno scolastico 1999/2000, ha iniziato un programma sperimentale di Compassionate Touch per i bambini delle scuole d’infanzia e primaria del New Glarus, nel Wisconsin (USA).

Il programma in questione è stato condotto da uno psicologo clinico e da un terapista, diplomato in Tecnica Cranio-Sacrale. Le metodiche insegnate ai bambini si basavano sulle tecniche di invio di energia, messe a punto dal Dott. John E. Upledger, ovvero tecniche estremamente dolci per convogliare energia positiva su un punto critico del corpo.

Il progetto attuato ha dimostrato d’essere un valido strumento per instaurare e promuovere un comportamento sociale positivo e partecipe tra i ragazzi.

Inoltre, va sottolineato come tutti i dati scaturiti dai questionari, compilati a cura degli insegnanti, mostrino una rilevanza statistica che supera il livello 0.1: ciò dimostra che esiste almeno il 99% di probabilità che il miglioramento riscontrato nel comportamento sociale dei bambini sia da ascrivere all’applicazione del Compassionate Touch.

(Le pubblicazioni fatte a riguardo sono visibili sul sito www.upledger.com).

L’esperienza italiana.

In seguito all’esperienza americana, il progetto è stato avviato anche in altre nazioni e, nell’anno scolastico 2001/2002, per la prima volta, anche in sei scuole primarie (all’epoca “scuole elementari”) italiane, a Roma.

Negli anni successivi, il progetto Compassionate Touch è stato rielaborato per essere meglio adattato alla realtà italiana e, soprattutto, per essere adeguato alle problematiche, sempre diverse e sempre in divenire, delle realtà scolastiche.

A distanza di 20 anni, con l’avvento dei social e con il sempre crescente fenomeno del bullismo nelle scuole, il progetto, rielaborato e attualizzato, è stato riproposto in un doposcuola in provincia di Mantova.

Il progetto pilota in Italia.

Il progetto pilota di COMPASSIONATE TOUCH, il primo in Italia che è stato proposto ed attuato a Roma, è stato intitolato con la traduzione italiana “TOCCO COMPASSIONEVOLE – CON-TATTO” e ha rappresentato un’esperienza notevole sia per gli organizzatori sia per gli esecutori e fruitori del progetto.

Da un’analisi qualitativa dei questionari compilati in questo progetto pilota, emerge un bilancio globalmente positivo sul conseguimento degli obiettivi che ci si è prefissati: l’incremento dei comportamenti positivi (come condivisione, aiuto disinteressato, gentilezza, empatia), un aumento dell’autostima e rendimento scolastico.

Non sono comunque mancate alcune criticità, rappresentate dalla difficoltà a scardinare dinamiche e atteggiamenti da tempo radicati, come diffidenze pregiudiziali e scarsa disponibilità a collaborare da parte di alcuni partecipanti ed infine ci si è resi conto che soli tre mesi di attività sul campo sono troppo pochi per tirare le somme definitive e valutare l’efficacia del progetto stesso.

FASE FORMATIVA

Primo giorno.
È prevista una giornata di seminario all’interno della scuola della durata di circa 2 ore, alla quale prendono parte gli insegnanti e il dirigente scolastico. Il seminario è finalizzato a far conoscere la teoria e le applicazioni pratiche del Compassionate Touch, metodica che si basa sulle tecniche del V-spread. Queste tecniche, a loro volta, partono dalla premessa che tutti gli esseri umani sono in grado di generare, trasmettere e immagazzinare energia nel e dal proprio corpo.

Alla fine del seminario saranno consegnati agli insegnanti schede per la valutazione del comportamento degli alunni. I questionari devono essere compilati, previo consenso dei genitori (legge 675/96), dal corpo docente prima che il programma abbia inizio. Per ogni alunno dovrà essere compilato un questionario basato sul Sistema di valutazione della capacità di socializzare (SSRS, Social Skills Racing System).

Secondo giorno.
Sarà organizzato un seminario di circa 2 ore, in cui il Programma è presentato ai genitori degli alunni. Scopo dell’incontro è spiegare la teoria e i metodi di applicazione, affinché i genitori possano fornire ai ragazzi sostegno e interessamento. Nel corso dell’incontro gli operatori dell’Istituto Upledger risponderanno anche ai quesiti posti dal pubblico.

FASE APPLICATIVA

Primo mese.
In ciascuna delle classi coinvolte nel Programma, gli operatori terranno incontri di circa trenta minuti a cadenza settimanale si organizza il lavoro con l’insegnante sulle tecniche del Compassionate Touch.

Secondo e terzo mese.
In ciascuna classe gli operatori terranno incontri a cadenza quindicinale della durata di un’ora.

Ultimo mese (fine dell’anno scolastico).
È previsto un ultimo intervento in ogni classe della durata di un’ora e la consegna da parte degli insegnanti agli operatori del questionario SSRS, compilato nuovamente per ogni bambino.
A seguire, gli operatori incontreranno il preside, il corpo docente e i genitori per una riunione di restituzione.

SVOLGIMENTO QUOTIDIANO DEL PROGRAMMA

Lo svolgimento del Programma è inserito anche nella routine scolastica ed è coadiuvato dagli insegnanti.
Durante la settimana l’insegnante coglierà l’occasione per dedicare qualche minuto al Programma nei seguenti modi:

  • sollecitare il racconto di esperienze personali dei bambini di applicazione del metodo (a casa, con i compagni, etc)
  • stimolare in classe l’uso delle “mani benefiche” (compassionate touch) nei momenti di criticità o di bisogno come aiuto reciproco tra compagni.
  • usare la “bacheca delle mani benefiche” in cui segnalare ogni volta che un bambino ricorre alla tecnica delle mani benefiche, attaccandovi sopra una sagoma in cartoncino ritagliata della propria mano e scrivendoci il proprio nome e il nome del compagno a cui ha prestato aiuto.